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PNRR: grazie alla riforma della contabilità pubblica avremo più trasparenza ma preoccupa attuazione nei piccoli comuni

Un sistema contabile basato sul principio accrual rende disponibile, infatti, una base informativa più completa e accurata che, oltre a consentire una più agevole e corretta produzione dei dati di contabilità nazionale, è in grado di rispondere meglio alle esigenze di trasparenza e accountability che caratterizzano le pubbliche amministrazioni.

Tra le molte riforme che il nostro Paese si è impegnato a portare a termine nell’ambito del PNRR, ce n’è una, la 1.15, che è destinata a impattare profondamente sul lavoro di coloro che gestiscono, dal punto di vista contabile, le oltre 12mila amministrazioni pubbliche italiane. Se il Governo rispetterà ciò che è stato messo nero su bianco nel testo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, entro il 2026, per la prima volta, l’intero sistema pubblico italiano – dai ministeri alle scuole, dalle province alle università, dai comuni alle aziende sanitarie – userà un unico sistema di contabilità, quello basato sul cosiddetto principio “accrual”.

Ma di che cosa si tratta? Con il termine accrual si fa riferimento al principio della contabilità economico-patrimoniale secondo cui le transazioni e gli altri eventi economici sono rilevanti in bilancio quando questi si verificano, indipendentemente dal momento in cui si manifestano le relative transazioni finanziarie. Questa riforma, al di là del fatto che è stata vincolata al PNRR, aveva già a monte una forte matrice comunitaria. Questa, infatti, è una derivazione della direttiva 2011/85/UE che, all’art. 3, disponeva: «Per quanto riguarda i sistemi nazionali di contabilità pubblica, gli Stati membri si dotano di sistemi di contabilità pubblica che coprono in modo completo e uniforme tutti i sotto­settori dell’amministrazione pubblica e contengono le informazioni necessarie per generare dati fondati sul principio di competenzaal fine di predisporre i dati basati sulle norme SEC 95 (NdR. oggi aggiornato con il SEC 2010). Detti sistemi di contabilità pubblica sono soggetti a controllo interno e audit indipendente».

Tra i principali vantaggi della riforma c’è il fatto che, una volta attuata, tutti i bilanci pubblici – di ogni “ordine e grado”, italiani e non – saranno perfettamente comparabili. Organi di controllo, cittadini, classe politica ed osservatori qualificati avranno a disposizione molte più informazioni ed elementi, rispetto allo stato attuale, per valutare l’operato delle amministrazioni e i costi e ricavi legati a ogni singolo servizio erogato dalle stesse.

Un sistema contabile basato sul principio accrual rende disponibile, infatti, una base informativa più completa e accurata che, oltre a consentire una più agevole e corretta produzione dei dati di contabilità nazionale, è in grado di rispondere meglio alle esigenze di trasparenza e accountability che caratterizzano le pubbliche amministrazioni.

La completezza delle rilevazioni contabili permette, fra l’altro, di migliorare i processi gestionali interni, con particolare riferimento ai profili di costo e di efficienza, e favorisce una valutazione veritiera della ricchezza di un Paese attraverso la rilevazione degli stock economico-patrimoniali disponibili o impiegati nella gestione e fornisce gli strumenti utili per assicurare maggiore equità intergenerazionale e sostenibilità di medio-lungo termine delle decisioni.

Per questi motivi la riforma in itinere risulta essere necessaria e propedeutica ad un ammodernamento ed efficientamento della pubblica amministrazione italiana.

Quali invece i potenziali rischi? I principali timori legati all’attuazione della riforma riguardano i dubbi sulla capacità di comprensione del quadro delle nuove regole da parte di coloro che sono saranno chiamati ad attuarle. In un paese composto al 70% da comuni al di sotto dei 5mila abitanti, con organici ridotti al lumicino e competenze non sempre adeguate, il rischio che molti enti di piccole dimensioni non riescano ad adeguarsi ai nuovi standard in un arco di tempo così ristretto, è concreto. Basti pensare che, a distanza di otto anni dalla sua introduzione, ci sono ancora dei responsabili dei servizi finanziari che stentano ad attuare i principi sanciti dalla precedente riforma contabile (quella della cosiddetta contabilità armonizzata introdotta dal Dlgs. n. 118/2011). Non a caso l’Anci si sta già adoperando per convincere il Governo ad adottare, come già successo in passato in circostanze analoghe, percorsi semplificati per il passaggio dei piccoli comuni al nuovo sistema accrual.

Una esigenza, quella della differenziazione, condivisa anche da Centro Studi Enti Locali, che ritiene rischioso e poco proficuo “inchiodare” un comune di 200 abitanti agli stessi oneri che gravano in capo a quelli che ne hanno 200mila. Ciò che è certo è che, a prescindere dalla dimensione degli enti coinvolti, sarà indispensabile organizzare un massiccio piano di formazione e affiancamento dei responsabili dei servizi finanziari degli enti pubblici italiani per assisterli in questo percorso di transizione che certamente non sarà scontato, soprattutto nelle amministrazioni meno strutturate.

“Auspico – ha detto Nicola Tonveronachi, Amministratore delegato di Centro Studi Enti Locali nel corso dell’ultimo tavolo tecnico del Progetto Next generation Eu-EuroPA Comune, organizzato il 5 dicembre scorso in collaborazione con il Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Pisa – che la riforma accrual e quella del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (Tuel) vengano sfruttate anche per sistemare alcune storture che non sono mai state corrette e che sono ormai anacronistiche e fuori dal perimetro della Costituzione. Penso, in primis, all’esigenza di introdurre serie procedure di risanamento per gli enti in sofferenza finanziaria. Un problema sempre più urgente, soprattutto nel Mezzogiorno”.

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